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Sostenibilita – 27/07/2025

Demna Gvasalia, nuovo direttore creativo di Gucci, si prepara al debutto nel 2026 con l’obiettivo di rilanciare il marchio e migliorare i conti aziendali. PETA ha sollecitato il designer a vietare l’uso di pelli di animali selvatici, come già fatto durante il suo mandato da Balenciaga, e a promuovere materiali vegani e sostenibili. L’associazione ha denunciato pratiche crudeli negli allevamenti che riforniscono Kering, proprietaria di Gucci, evidenziando una crescente tendenza nel settore moda verso soluzioni cruelty-free adottate da marchi come Chanel e Burberry [Leggi di più].

Le autorità italiane hanno proposto un protocollo volontario per combattere lo sfruttamento dei lavoratori nella filiera della moda. Il “Memorandum of Understanding for the Legality of Procurement Contracts in the Fashion Production Chains” mira a contrastare l’evasione fiscale e le violazioni previdenziali, introducendo una banca dati centrale per incentivare pratiche etiche. Sebbene non vincolante, l’accordo punta a posizionare l’industria della moda italiana come leader nella sostenibilità sociale [Leggi di più].

La dodicesima edizione della Ermenegildo Zegna Founder’s Scholarship ha aggiunto 74 nuovi borsisti, portando il totale a 561 giovani italiani supportati dal 2014. Finanziata con un contributo annuo fino a 1 milione di euro, l’iniziativa offre borse di studio per ricerca e studio presso prestigiosi atenei globali, con un focus su settori STEM e biomedici. L’evento di Milano ha promosso networking e confronto sui principi di restituzione alla comunità [Leggi di più].

La Commissione Europea ha introdotto una roadmap per i nature credits, un sistema che mira a integrare la biodiversità nelle strategie economiche e a incentivare investimenti privati nella conservazione della natura. Questi crediti, distinti dai carbon credits, finanziano misure proattive per proteggere e ripristinare gli ecosistemi, offrendo un vantaggio competitivo e allineandosi al Green Deal europeo. Tuttavia, il progetto affronta sfide legate agli standard di misurazione e alla distribuzione equa dei fondi [Leggi di più].

Il programma di certificazione B Corp è sotto scrutinio per l’inclusione di grandi multinazionali e marchi di fast fashion, sollevando preoccupazioni su greenwashing e purpose-washing. B Lab sta rivedendo gli standard per elevare i requisiti di certificazione, con nuove regole che entreranno in vigore nel 2026. Le implicazioni per le oltre 9.500 B Corp certificate a livello globale rimangono incerte [Leggi di più].

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